Sono già arrivata alla fine delle mie due settimane in Indonesia, anzi, a Bali.
Il tempo é volato, e la Nuova Zelanda e l’Australia sembrano già un mondo lontano. Non è stato facile ritrovarsi in un paese del terzo mondo dopo 4 mesi in due dei paesi più civilizzati che abbia mai visto. Fortunatamente Bali rispetto all’india è tremendamente tranquilla. Le persone guidano in maniera abbastanza normale e non si fa un uso spropositato del clacson. Per le strade non ci sono animali da tutte le parti e la spazzatura c’è ma non così tanto. E le strade! In paragone con l’India versano in condizioni ottimalI!
Inoltre i balinesi sembrano un popolo piuttosto pacifico. Qui la vita scorre lenta tra offerte ai tempi e incensi all’uscio di casa. Ogni mattina le donne balinesi si svegliano presto e iniziano a preparare loro barchette fatte di foglie di bambù, le riempiono di fiori e riso o biscotti (a volte ci trovi pure qualche merendina confezionata) e poi le distribuiscono negli angoli della casa gli ingressi e nel tempietto di famiglia. La stessa cosa al tramonto.
Così le strade di Bali sono piene di queste barchette colorate per strada e di odore di incenso.
Le cose non succedono mai per caso
Sono arrivata a Bali e sono andata direttamente a nord-est, ad Amed, un piccolo paese affacciato sul mare diventato famoso tra gli europei che fanno immersione, ma comunque lontano dal turismo di massa di Ubud e Kuta. Mi ero lasciata guidare da un consiglio di un ragazzo francese che era andato a fare yoga in un centro là. Ho scelto l’alloggio in base al nome: Good Karma Bungalows! Ed é stata una scelta stupenda! Dei Bungalows fatti tutti in legno di bambù affacciati su una spiaggetta di pescatori. Dopo tutti gli ostelli rumorosi e sporchi dell’Australia e della Nuova Zelanda, per lo stesso prezzo sono alloggiata in un Bungalow con bagno privato, veranda con amaca. Caffè caldo servito alle 7 davanti alla porta di casa e colazione inclusa al ristorante. Mi addormento con l’odore e il rumore dell’oceano, che é proprio a 10 passi dalla mia porta.
Rimango 5 giorni in questo paradiso, facendo la mia pratica yoga all’alba da sola e passando il resto della giornata a lavorare al computer e fare giretti in scooter per le valli circostanti.
Un giorno, mentre sorseggio una noce di cocco al ristorante sul mare al tramonto, noto un ragazzo biondo della mia età che sta mangiando qualcosa che sembra molto interessante. Mi avvicino e attacco bottone, per scoprire che é un viaggiatore amante delle lingue come me, da poco diventato insegnante di yoga. Parliamo dei nostri dilemmi da neo insegnanti e mi racconta del suo maestro, Mark Whitwell, allievo di niente di meno che Krishnamacharya, il padre dello yoga moderno!
Mi invita ad andare per qualche giorno, o per tutta la settimana se voglio, e io, che cerco un altro corso di insegnanti yoga da circa un anno, io che ci penso, ci ripenso da mesi, e controllo tutte le informazioni online, io che sono andata a Rishikesh e non ho trovato la scuola adatta, decido di iscrivermi, cosi su due piedi. E due giorno dopo sono a Ubud, nel centro yoga più famoso dell’Indonesia: Yoga Barn.
Ubud, Bali
E pensare che l’idea iniziale era di saltare Ubud: mi era stata descritta come una località turistica tremendamente caotica. (evidentemente queste persone non sono mai stata in India).
Arrivo e vado direttamente nella Home Stay che mi é stata suggerita dal ragazzo biondo conosciuto due giorni prima (che si chiama David, ed é stato il mio Angelo protettore per una settimana). E ne rimango affascinata. Ubud è fatta di strade strette e vegetazione tropicale, grandi portoni di pietra, statue di ogni tipo e tempietti di bambù, cani di ogni taglia che si svegliano per abbaiarmi quando passo. Davanti a camera mia, una piccola foresta di piante dalle grandi foglie e galli che mi svegliano alle 5 di mattina.
La proprietaria é estremamente dolce e mi riempie di abbracci.
Mi sveglio ogni giorno all’alba: yoga, colazione Balinese e 20 minuti di camminata salutando i balinesi per strada e poi direttamente nel mio mondo yogico. Allo Yoga Barn sembra di essere in in Europa tropicale. Una struttura stupenda di legno, tante sale yoga, fondanelle, statuette, un caffè eco friendly che usa praticamente tutto in legno.
Ho ben 40 compagni di corso. Ogni giorno ci immergiamo nella pratica, nella condivisione, in shavasana guidati da due musicisti meravigliosi con strumenti tradizionali indiani.
Mi sento rinata.
Nusa Penida e Uluwatu
Il corso finisce ed é tempo di partire. É da circa una settimana che io e Liliana (con la quale ho fatto il mio primo corso formazione e che si trova in Indonesia per coincidenza proprio nello stesso periodo) cerchiamo di metterci d’accordo per trovarci. Sembra facile ma entrambe viaggiamo seguendo l’istinto e il flusso degli eventi.
Finalmente – all’ultimo momento – ci troviamo d’accordo: Nusa Panida, una piccola isola davanti a Bali di circa 7000 abitanti. Nessuna delle due però percepisce un’energia particolarmente positiva e ci tratteniamo solo una notte.
Il giorno dopo siamo già nella penisola di Bukit, dove si trova il famoso tempio di Uluwatu. Onestamente, dopo la bellezza delle scoglliere australiane e neozelandesi, non sono particolarmente colpita. Ma tanto è già tempo di ripartire!
Vi scrivo dall’aereoporto infatti, dove aspetto il volo per Chiang Mai, Tailandia. E destinazione ancora più emozionante: il Centro Buddista Internazionale dove farò un’introduzione alla meditazione Vipasana!