Di grandi e piccoli traumi: l’importanza di sentirsi al sicuro

Storie della famiglia reale, del principe Harry e di tutto noi

Non so come sia successo, ma ultimamente mi sono appassionata delle storie della famiglia reale inglese. Mi sono guardata tutta la serie “The Crown”, affascinata dalla vita di una persona così longeva, donna, che ha attraversato un periodo storico molto importante alla guida – simbolica o non non sta a me dire  –  di uno dei paesi più influenti in Europa e all’inizio del ‘900 anche nel mondo. Non contenta ho deciso di guardare anche il “documentario” sul principe Harry e sua moglie Megan) saltando accuratamente tutte le parti di drammatizzazione e romanticizzazione della storia. 

Aldilà dell’interesse per il Regno Unito, che mi ha accompagnato nella mia vita insieme all’interesse per la lingua inglese, mi ha colpito molto il lato umano di tutte le vicende narrate. Un lato umano così interessante da vedere in dei personaggi di dominio pubblico. Prince Harry ha solo due anni più di me. Ricordo molto bene come da piccola simpatizzavo con questo bambino che aveva la mia età e viveva evidentemente una vita molto diversa dalla mia. Ho simpatizzato in particolar modo quando sua madre è morta in un incidente stradale probabilmente evitabile. La giovane e bella Lady D, la quale morte a Parigi lasciò gran parte dell’Occidente in lutto.

Oggi, nel vedere tutta la storia della sua vita, seppur romanzata in un modo o nell’altro, mi si è strinto il cuore pensando alla situazione emotiva di questo giovane uomo, sicuramente segnato dalla perdita della madre, legata in qualche modo alla presenza dei paparazzi, che decide di abbandonare il suo paese con la moglie con la paura che nuovamente siano i fotografi e la stampa a rovinare la vita alla persona che ama. Proprio in questi giorni, su La Repubblica si scrive di come Harry stia facendo ricorso agli avvocati per far valere il suo diritto di essere protetto in quanto membro della famiglia reale. 

L’importanza di sentirsi al sicuro 

E si parla di questi temi come se fosse cronaca, ma dietro c’è un tema che riguarda tutti noi. Dalla Palestina, all’Ucraina, alla famiglia reale, al nostro stesso nido domestico. Ciò che si cela dietro a questa storia è il bisogno primordiale di sentirci al sicuro. In questi ultimi tre anni, con la scelta di fermarmi e iniziare a “mettere radici”, mi sono resa conto che nel mio tanto viaggiare ciò da cui stavo scappando era principalmente questo: la paura di non essere al sicuro a casa mia. Perciò non facevo che cambiare case, paesi, anche continenti. Il cambiamento mi distraeva e in qualche modo mi dava sicurezza la sensazione di essere “invisibile”: non ero realmente parte di nessun luogo nel quale vivevo, non mi conosceva nessuno, ero libera di re-inventarmi ogni volta. La paura di essere riconosciuta da tutti mi spaventava più dell’essere da sola. Senza stare troppo a scavare nel mio passato, mi sono resa conto che ciò di cui avevo bisogno era di curare il mio senso di sicurezza perduto. 

Di traumi, grandi e piccoli

Fortunatamente, nella mia vita i traumi non sono stati poi così grandi. Mia madre, ad esempio, non è morta a trentacinque anni. Non sono nata in periodo di guerra. Non sono stata né vittima né testimone di violenze. Eppure, che il trauma sia di grande portata o piccolo poco cambia. È la consapevolezza di voler guardare in faccia i propri demoni (e trasformarli in angeli se possibile). Però prima di guardare in faccia i demoni è importante trovare dei punti di riferimento di cui poterci fidare per partire in esplorazione. Non mi stupisce che il principe Harry desideri avere ancora la scorta, soprattutto in Inghilterra. Sono tanti ormai i documentari che rivelano la pericolosità dei tabloid, del giornalismo aggressivo e della violazione della privacy. È un gioco mediatico pericoloso quello del successo e dovremmo iniziare a parlarne, perché ogni giovane artista che muore suicida o di overdose è una morte evitabile.

Di fatto, ho iniziato proprio questo anno un corso sul trauma e la somatizzazione del trauma! Sono ancora in formazione e lo sarò per i prossimi 3 anni. Nel caso tu fossi interessata ad essere cavia contattami

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