Felicità apparente: benvenuti nel mondo dei selfies yogici

La gioia ai tempi del Corona Virus

Ieri ho fatto un post su mio profilo Facebook. Avevo appena scoperto che la conferenza Yoga a cui lavoro da un anno che si doveva tenere a Los Angeles è stata rimandata a causa del Corona Virus che sta mettendo la nostra società a dura prova, tra quarantene e voli bloccati. Non solo, avevo anche un volo per l’Italia (senza uno di ritorno) e la forte possibilità di non riuscire a tornare una volta arrivata. 

Ovviamente mi è dispiaciuto tanto. Non solo avevo lavorato molto all’evento e lo avevo atteso con tanto ardore, ma ero anche un po’ preoccupata, essendo la responsabile del Marketing, che il numero dei partecipanti non fosse abbastanza. Forse per questo, o forse semplicemente per la mia attitudine di prendere le cose con positività, sono rimasta sì delusa, ma una parte di me si è sentita più leggera. Non dovevo più prendere un aereo per gli Stati Uniti e gestire spostamenti da e per aeroporti. 

Anche l’ipotesi di non tornare in Italia mi ha lasciato spiazzata, ma lievemente anche “liberata” da impegni e visite mediche che non voglio fare. Tutta contenta della mia reazione, ho scritto un bel post sul mio profilo personale dicendo di quanto mi sentivo fortunata di essere rimasta bloccata in un paese in cui mi sento a casa e di come ero serena davanti al totale sconvolgimento dei miei piani in un solo momento. Non solo, mi vanto anche di come il mio spirito di viaggiatrice sta accettando con gioia la sensazione di non poter viaggiare e come porta pace alla mia esistenza.

Dei selfie yogici e i loro cuori

Come tutte le foto che metto dove si vede di fatto la mia figura, i like piovono e il mio ego gioisce delle attenzioni e l’affetto che mi arrivano dagli amici che ho sparsi per tutto il mondo e se ne va a letto contento la sera cioccolato da tante conferme della sua importanza. 

Il giorno dopo mi sveglio. Mi assalgono i dubbi: forse è stupido perdere i soldi del biglietto, che peccato non vedere la mia famiglia, mi faccio intimorire da un virus?, cosa faccio adesso che ho i giorni liberi e nessun posto dove andare? Moriremo tutti con la polmonite? Preferisci morire in Italia o in Portogallo? 

Insomma un sacco di sensazioni per niente piacevoli che mi porto dietro per due giorni, mentre intanto mi torturo con il partire-non partire tempestando di messaggi i miei migliori amici alla ricerca di consigli utili. 

E la mia grande capacità di accettazione? Il mio spirito di adattamento? La mia pace interiore? 

Cosa faccio, cancello il post? Che peccato per tutti quei cuori però…Metto un aggiornamento? 

Lascio stare alla fine, che mi pare esagerato prendermi così tanto sul serio. Intanto c’è un’immagine là fuori di un’Isadora raggiante che invece di preoccuparsi del virus e del suo paese fa yoga tra gli azulejos. Un’immagine che gli altri guarderanno pensando: “vedi come è zen lei”. Se sapessero delle mie ultime due giornate a mangiare cioccolata davanti a Netflix! 

Così ho contribuito anche io alla mia parte nel rendere i social media il regno della felicità apparente. Se un giorno, come è successo ad altre persone, cadrò in depressione la gente dirà “Eppure sembrava tanto felice nei suoi selfies yogici”. Ebbene no, va detto. Le foto raccolgono attimi. La gioia si pavoneggi ai 4 venti e il dolore e tristezza si nascondono. Quei cuori e quel sorriso sono un attimo sospeso nell’eterno fluire delle mie emozioni e stati d’animo ondeggianti. 

Social Media e felicità

Nessun selfie yogico rappresenterà mai il mio vero sentire.

Noi insegnanti yoga non siamo sempre felici nè sereni.

Umani come tutti, alti e bassi, tra una posizione del bambino ed un albero.

Se mi incontrate per strada, chiedetemi come sto. Casomai ci scappa pure la lacrima e ci abbracciamo un po’ per consolarci e farci forza per affrontare questo momento difficile durante il quale il mio paese combatte un virus nuovo e io bella bella ai confini dell’Europa faccio yoga nei cortili. 

La prossima volta provo pure a mettere un bel selfie delle lacrime, ma ci vuole coraggio a mostrare il dolore.

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