Da un Ashram ad un Call Center

Considerazioni sullo Yoga e stili di vita odierni

Sono passati già 4 mesi da quando sono arrivata in Portogallo. Il tempo vola dicono ed è vero. Mi sento proprio come se fossi appena arrivata. A volte mi rendo conto di essere in una città nuova e mi chiedo: come mi sono ritrovata qua e come mai mi sento già così a casa?

E’ stata una decisione improvvisa quella di trasferirmi. Avevo tutt’altri piani. Dopo il mio meraviglioso viaggio in solitaria a giro per Asia e Oceania avevo già deciso il mio destino: trovare una comunità spirituale dove vivere per un po’. In Italia, per star vicino alla famiglia. 

Il problema è che le comunità spirituali sono più devote di me! La mia ricerca, e le forze dell’universo, mi avevano poi spinta all’Ashram con cui ho convissuto tutta la mia infanzia: Villa Vrindavana, il centro ISKON un tempo tra i più grandi di Europa proprio di fianco a casa di mia mamma. Un luogo immerso nel verde e nella bellezza, dove ormai pochi devoti vivono sereni con le loro mucche e una villa settecentesca (credo). Un tempio di ispirazione induista in mezzo alla Toscana con dipinti di Krishna all’Europea. Proprio in questo luogo sono diventata insegnante di yoga 3 anni fa.

Come rivoluzionare la propria vita in 5 minutii

Ho passato perciò l’estate in preparazione di questo grande passo. In me continuava ad agitarsi un dubbio: sono pronta a rimanere in Italia di nuovo per un po’? E soprattutto: sono pronta ad una vita spirituale?

Alla fine la risposta è arrivata mentre ero a Londra e cercavo nuovi clienti nel digital marketing (una delle mie professioni, principalmente quella che mi permette di comprare i biglietti aerei per viaggiare e pagarmi l’affitto). Come faccio da sempre, quando cerco non escludo mai nessuna opzione: un po’ perché sono fatalista, un po’ perché nella vita vorrei fare di tutto. Dato di fatto è che il destino sceglie per me strade sorprendenti (mi ha portato già in Kenya e in Turchia). Così, tra le candidature che ho mandato per professionisti multilinguistici, non mi sono fatta mancare Portogallo e Spagna

Qualche giorno dopo, ho ricevuto l’invito per una posizione a Lisbona in un progetto di Facebook. Bellissimo! Full-time. “Non so se ce la posso fare”. Vabbè, intanto il colloquio lo faccio. Il risultato arriva dopo pochi giorni. Il tuo colloquio ha avuto esito positivo, devi essere qua tra un mese. Ti diamo alloggio e training. Ti veniamo pure a prendere in aeroporto. 

E il mio istinto si fa sentire e mi sussurra che questa è l’opzione giusta per me in questo momento. Proprio come un soffio all’orecchio. Lo seguo fedele, come ho sempre fatto.

4 mesi in un Call Center: come fare yoga lavorando

Ed eccomi qua 4 mesi dopo. L’azienda per la quale lavoro si chiama Teleperformance e ha circa 10.000 dipendenti in Portogallo. Gestisce servizi di assistenza clienti e altre sorte di servizi in 35 lingue. Il mio piano contiene circa 200 anime. Dipendenti di ogni età e provenienza, che ogni giorno si siedono ad una scrivania davanti ad un computer con niente appresso se non le loro bottigliette di acqua senza etichetta e lavorano per 8 ore attaccati a degli schermi. 

Se qualcuno me lo raccontava che mi sarei ritrovata qua non ci avrei creduto. Ho addirittura dei pannelli attorno alla mia scrivania che mi impediscono di vedere i miei colleghi. 

Eppure, dalla mia modesta postazione, gioisco – con sorpresa- delle opportunità che mi presentano nella mia giornata lavorativa. 

  • Parlo tutte le lingue che conosco ogni giorno
  • Posso usufruire di acqua filtrata tutto il giorno senza consumare plastica
  • Trovo nuovi amici senza cercarli
  • Ascolto tante persone, risolvo i problemi e cerco di farmi capire al meglio

Come praticare yoga a lavoro

Questa è la prima volta che ho un lavoro full time da quando sono diventata insegnante di yoga. Anzi, da quando ho iniziato a insegnare ho gradualmente lasciato il lavoro di ufficio, spaventata da quella sensazione di prigionia che ne deriva. Direte voi: cosa cambia adesso che sei insegnante di yoga? Cambia tutto

Cambia il modo in cui penso al lavoro, il modo in cui interagisco e affronto le mie difficoltà. Non solo. Questa volta la scelta di essere in un lavoro full time è una scelta consapevole e volontaria.  Infatti, ultimamente insegnando yoga mi sono resa conto di quanto era ipocrita parlare di come disfarsi dello stress della giornata quando io stessa non sapevo più cosa volevo dire essere stressata oppure dover stare 8 ore al giorno davanti al computer. 

Avevo fatto nell’ultimo anno il passaggio che mi allontanava dalla vita “normale” così come la intendono molti per gradualmente dedicarmi solo allo yoga.

Al momento di scegliere se andare a vivere nell’Ashram di ISKON o andare a lavorare a Lisbona per un’azienda internazionale mi sono resa conto che la vita di Ashram si addiceva a me, ma una volta entrata sarebbe stato difficile tornare indietro.

Il lavoro invece che mi si proponeva era un’opportunità per trovarmi di nuovo a contatto con lo stress di cui tanto parlavo durante le mie lezioni e imparare ad applicare tutti gli insegnamenti che lo yoga ha portato nella mia vita  a contatto con la vita “normale”.

Una volta arrivata nella mia nuova stanzetta nella mia nuova città (quante stanzette ha già abitato questo corpo) ho preso dei post-it per ricordarmi ogni giorno cosa sto praticando in questo lavoro: 

  • Compassione: nel mio lavoro è essenziale sapersi mettere nei panni dell’altro. Non dare niente per scontato e non giudicare. Come il giudizio entra nella mia testa, diminuisce drasticamente la capacità di aiutare.
  • Umiltà: le persone mi contattano a lavoro per risolvere problemi, ma a volte la soluzione non ce l’ho seduta stante. Sento l’ego che picchia forte e vorrebbe far finta di sapere tutto e subito e non mostrare mai le debolezze. Respiro e cerco di ricordarmi che nessuno è perfetto e l’umiltà è la migliore fonte di apprendimento
  • Pazienza
  • Concentrazione
  • Distacco: da tutta la rabbia, frustrazione, arroganza che a volte le persone ti gettano addosso.

Così ogni giorno che siedo al mio computer e ricevo richieste di persone che non conosco: mi armo di pazienza e compassione e ascolto, condisco il tutto con concentrazione e umiltà e mi metto nelle loro scarpe per aiutarli al meglio a risolvere, all’occorrenza cerco la mia capacità di distaccarmi e non assorbire le energie negative. 

Lavorare improvvisamente diventa una palestra per essere una persona migliore, ogni giorno.

Come va? Alti e bassi. Momenti in cui mi sento orgogliosa di ciò che riesco a fare e momenti in cui vorrei fuggire via.

Ma sono felice, ed estremamente grata, per tutto quello che ho modo di praticare ed apprendere. 

E lo yoga lo pratico sul mio balcone circondato da palazzi di periferia. Per tornare ad insegnare, aspetterò ancora un po’!

L’illuminazione è quando l’onda si rende conto di essere l’oceano stesso

Thich Nhat Hanh
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Un commento

  1. Quanto cammino hai già fatto, Isa, nella tua vita!
    Queste consapevolezze non son roba da poco, davvero, complimenti!
    Portare queste conspevolezze nel quotidiano è l’obiettivo di tutti coloro che hanno intrapreso un percorso di autoconoscenza e introspezione. Cimentarsi ogni giorno è gra cosa.
    Buon proseguimento nel tuo Viaggio.

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